La società cinese Beijing Xinzhida Neurotechnology, sostenuta da Pechino, ha presentato Neucyber, una tecnologia che ricorda da vicino quella sviluppata da Neuralink di Elon Musk. Neucyber consiste in un chip impiantato nel cervello, noto come interfaccia cervello-computer (BCI), il cui funzionamento è stato dimostrato su una scimmia. Secondo quanto riportato, la scimmia è stata in grado di controllare un braccio robotico solamente tramite il “pensiero”, convertendo gli impulsi elettrici cerebrali in azioni concrete.

Secondo l’agenzia di stampa cinese Xinhua, Neucyber rappresenta la prima interfaccia cervello-computer invasiva (BCI) ad alte prestazioni sviluppata in modo indipendente in Cina. La sua presentazione durante l’annuale Zhongguancun Forum a Pechino sottolinea l’ambizione del Paese di competere con gli importanti sviluppi di Neuralink: a gennaio 2024, Neuralink, azienda di neurotecnologie fondata da Elon Musk, ha installato il suo impianto cerebrale nel primo paziente umano. Si tratta di Noland Arbaugh, un uomo di 29 anni, rimasto paralizzato dalle spalle in giù dopo un incidente subacqueo. La notizia è stata comunicata sinteticamente da Musk sul suo profilo X, ma è diventata virale a partire da una diretta pubblicata dalla società stessa, in cui Noland viene ripreso mentre gioca a scacchi online con il pensiero grazie ad un’interfaccia neurale, ossia una grazie a una tecnologia avanzata che consente la comunicazione diretta tra cervello umano e dispositivi esterni e che traduce l’attività cerebrale in segnali comprensibili per un calcolatore.

Tornando alla Cina, anche Xinhua ambisce a sviluppare sempre più le BCI. In questi giorni, ha infatti diffuso una foto di un laboratorio simulato con una scimmia di pezza e un display. Un filmato mostra la tecnologia realmente in azione: una scimmia è legata all’interno di un contenitore di plexiglass, con fili che conducono al suo cervello. Nel video la scimmia è seduta di fronte a un braccio robotico e sembra cercare di raccogliere una fragola.

Le applicazioni delle BCI sono diverse e promettenti. Oltre al ripristino della mobilità e al controllo di dispositivi esterni, come arti protesici, le BCI possono essere impiegate nella diagnosi, nel trattamento di malattie neurodegenerative, come il morbo di Parkinson, e nella riabilitazione linguistica. Ad esempio, possono facilitare la comunicazione aumentativa e alternativa (AAC), traducendo i segnali cerebrali in messaggi linguistici emessi da dispositivi in grado di sintetizzare il linguaggio umano.

Oltre al settore medico, le BCI trovano applicazioni in ulteriori campi. Possono essere utilizzate nel controllo remoto di droni, robot e sistemi domotici per la difesa, la sicurezza, l’automazione industriale e l’assistenza personale. Possono anche arricchire le esperienze di gioco e intrattenimento, rendendole più immersive e interattive. Infine, possono essere impiegate nel monitoraggio delle prestazioni cognitive, fisiche e dello stato emotivo durante lo studio o il lavoro, fornendo consigli per migliorare benessere e sicurezza.

Le BCI rientrano quindi nella categorie di tecnologie che puntano all’ibridazione della macchina con l’essere umano, al fine di migliorare le performance e il benessere dell’ultimo. La natura multidisciplinare delle BCI prospetta un impatto economico positivo, ma solleva numerose perplessità: l’accesso alle profondità del cervello implica non solo grandi opportunità ma anche rischi di abusi. È importante, pertanto, che tutti gli attori coinvolti si impegnino per lo sviluppo e l’impiego responsabile di queste neurotecnologie.